WUHAN – L’immunoterapia specifica (SIT) è l’unica forma di trattamento causale delle malattie allergiche, ma viene somministrata di rado (< 10% dei pazienti allergici e asmatici nel mondo) e spesso troppo tardi. Scienziati cinesi hanno recentemente dimostrato che una somministrazione precoce dell’ AIT in caso di allergia agli acari della polvere migliora considerevolmente la risposta al trattamento.
Come si può beneficiare al massimo del trattamento?
Nonostante un tasso di risposta - dimostrato in svariati studi - che raggiunge il 90% e i benefici di lungo termine della terapia, l’ AIT viene spesso presa in considerazione solo come opzione terapeutica secondaria, scrivono gli autori. I motivi sono i costi relativamente alti della terapia e la lunga durata del trattamento, nonché le differenze individuali in termini di risposta alla SIT. Ancor più importante è identificare i fattori predittivi di un trattamento efficace, spiegano Shanshan Qi e i colleghi dell’Università Huazhong di Wuhan (Cina) a commento del loro approccio allo studio.
Nell’ambito dello studio, hanno seguito per tre anni l’andamento della SIT in 251 pazienti affetti da allergia agli acari della polvere rilevando i sintomi riscontrati, l’uso di medicamenti ed eventuali effetti collaterali della SIT. Prima dell’avvio della SIT, i partecipanti allo studio riportavano sintomi allergici da una media di 5,3 anni (starnuti, prurito, naso che cola o congestione nasale). La risposta (response) alla SIT è stata definita dai ricercatori come una recessione dei sintomi allergici di almeno il 30% dopo tre anni.
Reazioni locali come indicatore di un sistema immunitario attivo
La valutazione dei dati ha rivelato che circa il 70% dei pazienti ha risposto alla SIT. Questo gruppo di pazienti soffriva di sintomi allergici da 4,2 anni in media, mentre la durata media della malattia nel gruppo di non-responder era di 7,8 anni. Si è inoltre constatato che all’inizio dello studio i responder riportavano disturbi più gravi (valore medio sulla scala analogica visiva (VAS) 7,5 ± 1,8) rispetto ai non-responder (valore VAS medio 6,9 ± 1,8). Dopo una terapia di tre anni, i sintomi nel gruppo dei responder sono risultati nettamente più lievi (valore VAS medio 2,9 ± 1,7) rispetto a quelli del gruppo dei non-responder (valore VAS medio 5,6 ± 1,4). Tutti i partecipanti allo studio, inoltre, hanno necessitato di meno medicamenti durante il trattamento.
Tra i segni di risposta alla terapia, i ricercatori hanno valutato anche la comparsa di reazioni locali alla somministrazione sottocutanea dei preparati allergenici. Tali reazioni si sono verificate nell’82,3% dei responder, mentre tra i non-responder solo il 47,4% dei partecipanti ha riportato reazioni locali.
Analogamente, in un’analisi statistica dei dati, la durata dei sintomi allergici prima della SIT e la comparsa di reazioni locali all’iniezione si sono dimostrati predittivi della risposta alla SIT. I ricercatori consigliano pertanto di avviare l’immunoterapia precocemente, se possibile addirittura come prima opzione terapeutica.
Fonte: Int Arch Allergy Immunol 2017;171(3-4):234-240.
(c) Biermann Medizin 2017.